Al termine della diretta di Servizio pubblico a Cinecittà si sono presentate quattro volanti e il falso pentito Vincenzo Scarantino è stato prelevato e accompagnato negli uffici della polizia per la notifica di un atto inizialmente non meglio precisato ma sembra legato a reati sessuali. Gli agenti hanno anche perquisito l’auto della produzione che avrebbe dovuto riportare indietro Scarantino. Lo ha rivelato la produzione dell programma di Michele Santoro. L’uomo è stato arrestato dalla squadra mobile di Torino: è accusato di reati sessuali nei confronti di una ragazza.
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Fuori programma alla fine della tramissione di La 7 quasi interamente dedicata a Scarantino che si è presentato in tv con addosso a maschera per occultarne il volto. Il piccolo spacciatore del quartiere Guadagna di Palermo che ha confessato di aver depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio, in cui morirono il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta, ha confermato ieri nel corso le sue accuse nei confronti del questore Arnaldo La Barbera, oggi deceduto, che lo avrebbe costretto a mentire e tira in ballo anche un altro “suggeritore” de l quale però non ha voluto rivelare l’identità.
Scarantino ha ribadito di essere stato sottoposto a continue vessazioni mentre era detenuto nel supercarcere di Pianosa per indurlo a una falsa ricostruzione dell’attentato. “Loro me l’hanno detto, io non avevo nessun motivo di inventarmi le cose”.
Rispondendo alle domande di Michele Santoro e del direttore di Panorama Giorgio Mulè, il falso pentito ha detto fra l’altro di non ricordare, a parte il dottore Petralia, i nomi dei magistrati presenti al confronto con altri collaboratori di giustizia, come Salvatore Cancemi, che lo avrebbero sbugiardato (i pm Anna Maria Palma e Nino Di Matteo ndr).
Più volte è stata citata, nel corso della trasmissione, il magistrato Ilda Boccassini all’epoca applicata alla Procura di Caltanissetta, che in una relazione espresse già allora le sue riserve sull’attendibilità di Scarantino, le cui accuse sfociarono in numerose condanne confermate dalla Cassazione prima delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza che hanno portato alla revisione del processo.
Appunti contenenti una falsa ricostruzione circa i responsabili della strage di via D’Amelio sarebbero stati scritti da una persona di cui Scarantino non ha voluto rivelare il nome nel corso dell’intervista a Servizio pubblico. Scarantino ha ribadito che fu costretto ad imparare a memoria quegli appunti dagli investigatori del Gruppo Falcone-Borsellino ma non ha voluto indicare il nome del “falso suggeritore”, nonostante le ripetute sollecitazioni di Giorgio Mulè.
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Scarantino ha spiegato di essere stato costretto a confermare le sue false accuse, dopo una prima ritrattazione, perché minacciato con la pistola, insieme alla moglie e ai figli, dagli investigatori. “Mi hanno costretto a dire bugie – ha aggiunto – perche’ dovevano ‘vestire il pupo’.” A una domanda di Michele Santoro circa la presenza di agenti dei servizi segreti, Scarantino ha detto che in un’occasione il questore Arnaldo La Barbera si presento’ in carcere con uno sconosciuto che indico’ come un “personaggio importante”, ma di non sapere se fosse dei “servizi”.