“Oggi pioveva e dico ‘pioveva’ dentro l’autobus arrivato in ritardassimo e dico BASTA. Non è per i 10 centesimi. Ma perché sono autobus da terzo mondo”. E ancora, “questo per incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici. E’ una vergogna per il servizio offerto”.
Potremmo continuare a riportare decine di commenti dei nostri lettori alla notizia sull’aumento del costo del biglietto Amat a Palermo, che da oggi passa da 1 euro e 30 centesimi a 1 e 40, ma le reazioni esprimono una critica pressoché unanime. Il biglietto è troppo caro rispetto a un servizio di trasporto pubblico locale inefficiente, che andrebbe incentivato piuttosto che rincarato.
A chi vive a Palermo poco importa se l’aumento sia un’imposizione dall’alto, nel caso specifico la Regione, e dunque un adeguamento tariffario da parte del Comune, perché le tasche sono comunque le loro. E se dieci centesimi non cambiano la vita a nessuno, è la parola “aumento” a stonare rispetto alle attese di un’ora alla fermata, ai mezzi stracolmi in centro e ai controlli carenti per cui chi non paga continuerà a non farlo (“ma tanto a Palermo il biglietto non lo fa nessuno!” ci scrive Marika), mentre chi rispetta le regole dovrà cercare una monetina in più in tasca rispetto a ieri.
E se, guardando oltre i confini siciliani, ci si rende conto che bastano soli 10 centesimi in più per utilizzare autobus e metropolitana di Roma o i mezzi ancora più efficienti di Milano, il paragone non regge. Palermo si prepara al tram, i lavori sono in corso e i cittadini attendono di scoprire se la scelta dell’amministrazione sia stata adeguata alle esigenze della città. Quel che è certo, è che a Palermo “quanto spendi mangi”, e se il trasporto pubblico non si adeguerà al costo del ticket – non potendosi realizzare il contrario -, nessuno toglierà al capoluogo siciliano lo scettro di città più trafficata d’Italia.