I lavori sono iniziati. A tempo di record sono comparsi gli operai in piazza del Garraffello. Dovranno mettere in sicurezza la Loggia dei Catalani per poter, così, al più presto far “saltare” il muro della discordia, quei mattoni di tufo giallo che dovrebbero impedire l’accesso alla piazza ma che sono diventati il simbolo della Palermo che crolla fra l’impotenza generale.
Alzare un muro non è mai una soluzione. Ben altre vicende in altre città ci hanno narrato come i muri separino. Mai e poi mai un muro può unire. In fondo sono stati creati per questo: dividere. E da qui le polemiche in parte (si badi bene solo in parte) giustificate (>VIDEO<).
Se Palermo si sbriciola sulla movida come accaduto in piazza del Garraffelo e solo per un caso fortuito, o la mano di Dio per chi crede, non è stata una strage, il Comune ha l’obbligo civile, morale ed amministrativo di impedire che succeda ancora.
Certo un muro non è una soluzione. Divide la città dalla sua amministrazione. Divide i commercianti e gli ambulanti dai clienti della notte sui quali basano la loro stessa esistenza. Divide i ragazzi e le ragazze della movida palermitana dai loro luoghi. Perchè la movida di Palermo è tornata nei luoghi della storia di Palermo e non se ne vuole andare.
Dunque ben vengano gli operai, ben vengano gli interventi a tempo di record, benvenuto a tutto ciò che può far cadere quel muro che già i palermitani hanno in parte abbattuto. E benvenuta ad una nuova forma di sicurezza per quella come per altre piazze. Ma tanto non basta!
A Palermo non crolla solo piazza del Garraffello, non crolla solo la Loggia dei Catalani, non crolla solo la movida. Crolla una parte consistente del centro storico e tutti i piani di risanamento affidati ai privati attraverso vari contributi hanno fatto davvero poco rispetto all’enorme mole di edifici abbandonati.
Chi in questa città vive, chi di questa città narra le storie, gli eventi, la cronaca, le vicende, le alterne fortune da qualche decennio ricorda che negli anni ’90 Palermo era certamente in condizioni peggiori. Ma ricorda anche il prezzo troppo alto pagato ad un miglioramento parziale, parzialissimo.
Eppure se crolla la Loggia dei Catalani sulla movida si muove di tutto. Per comprendere l’attenzione basta una semplice occhiata ai lettori di un giornale on line, oggi il primo mezzo di informazione. Decine e decine di migliaia di letture ai crolli sulla movida. sommando fra loro tutti i pezzi scritti sulla vicenda, di letture se ne contano centinaia di migliaia.
Ma se a crollare sono calcinacci dal tetto di una scuola? Ma se a crollare è il solaio di una palazzina del centro storico ma che non “affaccia” sulle strade della movida? Beh allora l’interesse improvvisamente si smorza. Non scompare, per carità, ma niente di paragonabile.
Dunque Palermo crolla. Crollano i pezzi del suo passato, di un passato importante ed imponente del quale la città vuole re impossessarsi. Ma crolla anche sulla testa del suo futuro ovvero dei nostri figli anche se, ancora una volta, la mano divina, la fortuna, il fato, o come volete chiamarlo, ha fatto sì che nessuno si facesse male.
GUARDA LE FOTOGRAFIE DEL CROLLO A SCUOLA
La storia di una preside che tenta di negare in tutti i modi che il crollo sia avvenuto non può cambiare gli eventi. le errate notizie fatte giungere al Comune creando anche un certo imbarazzo sono, purtroppo, lo specchio di come questa città affronta la crisi: negandola!
Non è colpa di quella preside se anni di incuria e di mancanza di fondi hanno creato il rischio, l’evento, il disagio. Ma bene ha fatto un’altra preside di un’altra scuola, invece, a non nascondere la testa sotto la sabbia mostrando i problemi della sua struttura alle telecamere ed a chi deve fare qualcosa.
In tempi di spending review tutto sembra uno spreco. Chi ha un impiego spreca, chi lavora spreca, chi bandisce gare spreca, chi costruisce spreca. Di sprechi questa città, questa Regione, questo Paese ne hanno fatti tanti. Ma non è uno spreco sistemare le nostre scuole, non è uno spreco dare sicurezza ai nostri bambini, non è uno spreco salvare la nostra storia, la nostra memoria.
Forse è arrivato il momento di dire basta a questo qualunquismo e di assumerci, ciascuno, le nostre responsabilità. Chi amministra più di altri. Non basta ricordare che quella struttura appartiene ad un privato. Ci sono gli strumenti per perseguire chi mette a rischio la storia, il centro e la nostra sicurezza. E poi c’è anche la contestata idea del piccolo paese Madonita di Gangi. Case ad un euro a chi si impegna a ristrutturarle. Chi le ha e non può gestirle può darle al comune che a sua volta le concederà a chi può metterle a nuovo. Un flop secondo l’opposizione ma pur sempre una idea.
Non ci sono più soldi? Beh allora ricordiamoci di essere un popolo di “inventori”, di gente capace di “arrangiarsi” e di fare di quest’arte motivo di vita. Gangi ha messo sul piatto la sua idea. Chissà quante altre idee ci sono in circolazione. Qualcuna potrebbe essere utile.
Palermo crolla sulle sue stesse colpe e solo Palermo può rinascere dalle sue ceneri.