Il 19 gennaio del 2012 veniva rapito in Pakistan il cooperante italiano Giovanni Lo Porto. Da allora più nessuna notizia del palermitano di 36 anni che stava lavorando per l`Organizzazione non governativa tedesca Welt Hunger Hilfe. Quattro uomini armati sono entrati nell`edificio dove lavorava e viveva con altri operatori a Multan, al confine tra Pakistan e Afghanistan, e lo hanno sequestrato insieme al suo collega Bernd Muehlenbeck. Da allora se ne sono perse le tracce. Solo un video, circolato in rete più di un anno fa, ha riacceso la speranza di rivedere Giovanni. Muehlenbeck nel video parla al plurale: “possono ucciderci in qualsiasi momento. Non sappiamo quando. Può essere oggi, domani, tra tre giorni”.
In vista del triste anniversario del suo rapimento un grande movimento di associazioni, ONG, amici, colleghi e gente che ha conosciuto la storia di Giovanni, chiede che venga rotto il muro di silenzio sulla vicenda. Per far sentire a Giovanni che non è stato dimenticato e che ogni sforzo è in campo affinché possa tornare presto a casa.
“Nel giorno dell`anniversario del suo rapimento chiediamo al Governo italiano che ogni possibilità sia praticata, anche scelte più impegnative, che garantiscano sempre la sua incolumità, perché Giovanni torni libero” – afferma Pietro Barbieri, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – “Abbiamo inviato un appello anche a tutti i direttori di giornali e telegiornali per chiedere di aderire a questa mobilitazione e raccontare la storia di Giovanni. Ci auguriamo che in tanti partecipino a questa iniziativa e che l`eco di questa mobilitazione possa arrivare a Giovanni e non farlo sentire solo.” Valeria De Marco, amica e portavoce della famiglia di Giovanni che vuole mantenere massima riservatezza, dichiara: “E` una lunga, estenuante ed angosciosa attesa quella che stiamo vivendo. Ogni giorno speriamo arrivi una telefonata sulla liberazione di Giovanni. Abbiamo fiducia nelle Istituzioni che stanno lavorando, e speriamo fortemente che dopo due anni di prigionia Giovanni ritorni a essere libero nel più breve tempo possibile. Il calore della solidarietà che migliaia di persone ci fanno sentire in questi difficili momenti ci aiuta a mantenere forte la speranza. Li ringraziamo davvero tanto tutti”
Il tam-tam per chiedere ai mezzi d`informazione di accendere un riflettore sulla vicenda di Giovanni Lo Porto ha superato i confini nazionali e messaggi di vicinanza #vogliamogiovannilibero stanno arrivando da diversi Paesi del mondo, tra cui Canada, Regno Unito, Libano, Germania, Francia, Israele, Danimarca, dagli Uniti e molti altri. Oltre 48.000 persone hanno aderito alla petizione #vogliamogiovannilibero lanciata dal Forum Nazionale del Terzo Settore su Change.org per sollecitare le istituzioni italiane a mettere in campo ogni sforzo per risolvere positivamente questa vicenda. Proprio il 19 gennaio, nel giorno del secondo anniversario del rapimento di Giovanni, sulla pagina della petizione di Change.org (www.change.org/vogliamogiovannilibero) partirà una seconda fase della campagna con la pubblicazione delle decine e decine di foto che stanno arrivando dal mondo per il cooperante: una foto al giorno, per continuare la catena di solidarietà per Giovanni e i suoi familiari. In parallelo è appena stato lanciato su Facebook il “Giovanni Lo Porto Day” da New Free Italy (https://www.facebook.com/events/257030331126353/?source=1)