Autotassazione in assenza di fondi: una necessità in tempi di spending review per molte organizzazioni – tranne che per la casta politica, e le spese folli dell’Ars lo confermano – un’evidenza divenuta un mantra in un numero sempre maggiore di ambiti. Lo scorso ottobre, le nostre pagine hanno accolto la denuncia di “Chi Ama La Sicilia“, un’associazione di promozione sociale con sede a Palermo i cui volontari gestiscono le attività ludiche per i bambini ricoverati nei reparti di Pediatria e Ortopedia Pediatrica del Cervello di Palermo.
Ugo Gravante, presidente dell’associazione, non aveva nascosto la propria indignazione per una situazione divenuta inaccettabile: “Chi Ama la Sicilia” non aveva e non ha fondi in cassa, nonostante le richieste di aiuto alle istituzioni, in primis all’assessorato regionale alla Salute e al Comune di Palermo, senza tralasciare ovviamente la direzione sanitaria dell’ospedale. In questi 3 mesi, nulla è cambiato ed i volontari stanno continuando ad autotassarsi per tutto ciò che serve al loro operato, come acquistare pennarelli e palloncini o nuovi giochi per i bimbi.
Come se non bastasse, la convenzione tra l’ospedale e l’associazione è scaduta il 14 novembre, ma la direzione sanitaria non l’ha ancora rinnovata. Così l’associazione ha chiesto un’autorizzazione alle attività ludiche pur in assenza di convenzione ma la domanda è caduta nel vuoto. Risultato: i volontari continuano a recarsi al Cervello per consuetudine ma non sono autorizzati a farlo.
“I nostri bambini ci aspettano – racconta Gravante – non possiamo non andarci. Ma è scandaloso dover constatare il disinteresse dell’ospedale. Se non avessimo deciso di sospendere le attività nessuno avrebbe più tenuto compagnia ai bambini nel pomeriggio. Ma a quanto pare al Cervello questo non interessa. Io però – conclude Gravante – non amo l’indifferenza e l’immobilismo amministrativo. Continueremo a fare volontariato come ogni settimana ma nessuno dell’ospedale mi ha ancora risposto forse a causa delle probabili nuove nomine dei manager. Tuttavia non posso all’infinito continuare a mandare in reparto i volontarie assumendomi responsabilità personali”.