Tornano nuovamente in piazza gli studenti e i lavoratori della scuola. In una dettagliata nota stampa spiegano le ragioni della protesta:
“Nel corso della conferenza stampa che ha avuto luogo oggi nella sede dei COBAS, i lavoratori della scuola e gli studenti hanno espresso il loro fermo NO al piano Renzi-Giannini che, presentato come la ricetta per la “buona scuola”, in realtà non è che l’ennesimo attacco all’istruzione pubblica che vede una tendenza verso ulteriori privatizzazioni e aziendalizzazioni delle strutture adibite alla formazione.
L’effetto di questo piano porterebbe ad ulteriori tagli che renderebbero la scuola un luogo dove i dirigenti scolastici si trasformano in manager con pieni poteri nell’assunzione e dismissione dei docenti e del personale della scuola (ATA); inoltre, il dirigente-manager sarebbe garante degli interessi dei privati che offrono servizi ed operano investimenti all’interno delle strutture scolastiche. I docenti verranno ulteriormente affamati con la sostituzione degli scatti di anzianità con gli scatti per merito solo per il 66% dei docenti “bravi”, e con l’esclusione del 34% dei docenti “somari”; il merito, quindi, di esseri conformi alle direttive imposte dal Dirigente Scolastico e dal suo staff.
L’annuncio dell’assunzione di 148mila precari della scuola 1 gennaio 2015 è ad oggi l’ennesimo annuncio senza risorse; la conferma è il DEF pubblicato ieri che non prevede il miliardo previsto per queste assunzioni che avverranno lungo un periodo di 3 anni.
Per essere sostenuta, questa riforma richiede finanziamenti per circa 1 miliardi di euro. A fronte di una progressiva fatiscenza degli edifici scolastici, di libri sempre più cari e di nessun servizio utile alla vita degli studenti, l’unico interesse che il governo Renzi si pone è finanziare manovre che rendono la scuola un’impresa, che rende sempre più difficoltoso l’accesso all’istruzione.
Ancora, è notizia che parte di questi 1 miliardi arriveranno grazie a dei tagli all’Università ed alla Ricerca per 400 milioni di euro, in un momento che vede la messa a numero chiuso dei corsi di laurea sempre più presente negli atenei italiani (“opera” già completata a Palermo, con nessun corso di studi aperto a tutti), tasse d’iscrizione in continuo aumento con eliminazione di ogni agevolazione per gli studenti meritevoli, libri costosi, nessuna agevolazione sui trasporti; senza dimenticare che la pericolosità degli edifici universitari è anche un realtà tangibile.
E l’introduzione di micro-tasse come il tagliando per il parcheggio nel campus universitario di Palermo, a fronte di già elevatissimi costi per la vita universitaria, ci impongono di non stare più a guardare ma di tornare nelle piazze per mettere seriamente in discussione questo sistema di privatizzazione totale delle scuole ed università”.
Venerdì 10 ottobre scenderanno in piazza studenti dei licei ed universitari insieme ai lavoratori della scuola. Il corteo di Palermo partirà alle 9 da Piazza Politeama e si snoderà lungo il centro, arrivando in via Cavour. Invitiamo tutti gli studenti ed i docenti delle scuole a scendere con noi per ribadire il nostro No ad una riforma che segue la tendenza “Lacrime e sangue” degli ultimi anni”.