La mafia intervenne consistentemente nelle elezioni del 2012 portando voti ad almeno due personaggi politici nel territorio corleonese. “E’ una vicenda eloquente dell’esercizio del potere mafioso nei territori attuato attraverso il controllo amministrativo e il controllo del consenso politico e dei voti – ha detto il procuratore Leonardo Agueci durante la conferenza stampa di stamani -.. Cosa nostra dimostra di produrre consenso elettorale e controllando pacchetti di voti che muove a seconda dei propri interessi. Sono emersi contatti diretti tra un esponente politico eletto in questo territorio e cosa nostra”.
Agueci, rispondendo ai giornalisti circa la presenza dei nomi del deputato regionale Udc Nina Dina e del sindaco di Palazzo Adriano, Carmelo Cuccia, nelle carte dell’indagine “Grande Passo” che ha colpito la mafia del corleonese ha precisato come non ci sian o elementi di rilevanza penale “Le indagini – ha precisato Agueci – sono antecedenti all’entrata in vigore del nuovo 416 ter. Non abbiamo allo stato la prova di un utile
diretto per la mafia per l’indubbio sostegno fornito al politico che ha conseguito una gran mole di voti a Palazzo Adriano”.
La vicenda riguarda l’intercettazione nei confronti di Antonio Di Marco che avrebbe raccolto i consensi preoccupandosi di non fornire troppi voti ai personaggi da lui “sponsorizzati” per evitare che l’appoggio risultasse evidente.
Immediata la replica del parlamentare Nino Dina, presidente della Commissione bilancio all’Ars: “Leggo con apprensione e disgusto le notizie che vengono riportate dagli organi di stampa perché mi sento coinvolto mio malgrado in circostanze e/o fatti destituiti da ogni fondamento. Per di più leggo con maggiore amarezza che vengono travisate e modificate da parte delle agenzie di stampa e conseguenzialmente dai siti di informazione le parole e le dichiarazioni rese dal procuratore della Repubblica Leonardo Agueci che a chiare lettere riferisce di “voti in gran mole andati ad un politico eletto nelle territorio di Palazzo Adriano” che certamente non sono io che ho ottenuto solo 52 voti”.
“È chiaro, quindi, che siamo di fronte a gravissimi travisamenti e distorsioni della verità. Del resto, a riprova, un’altra agenzia riferisce correttamente le parole del procuratore Agueci. Mi spiace, inoltre, che in una indagine di mafia così delicata persino le parole del procuratore di Palermo vengano travisate magari perché far pensare che il politico invischiato sia Nino Dina, parlamentare regionale e presidente della commissione Bilancio, abbia maggiore risalto rispetto ad un nome minore di un politico locale, così come peraltro indica lo stesso Agueci”.
“Per tutti gli altri aspetti, ed anche per la presenza nella mia segreteria politica di uno degli odierni arrestati (Di Marco ndr) – continua Dina -potrò riferire subito anche ai magistrati anticipando che tale soggetto non è mai stato un mio referente politico e che darò anche evidenza dei motivi della sua presenza, fornendo dettagli appena concluderò le verifiche che ho avviato in segreteria. Infine, a scanso di ulteriori equivoci, voglio chiarire che anche a Corleone, paese di 12 mila abitanti, ho preso un numero di voti modesto (130 voti) e che sia in questo citato comune che a Palazzo Adriano i miei referenti politici sono semmai consiglieri e assessori comunali titolari del risultato raggiunto”.
Tranciante sull’argomento, invece, il presidente della Regione Rosario Crocetta. “Non conosco la vicenda specifica e dunque non posso giudicarla. certo se non c’è rilevanza penale questo dovranno valutarlo i magistrati ma se dovesse essere dimostrato il passaggio di voti dalla mafia ad un deputato, si tratterebbe di elementi che hanno una rilevanza morale e politica anche se non penale. In parlamento ci sono persone che con la mafia non hanno nulla a che vedere ma ci sono anche personaggi che i voti della mafia li prendono e li cercano. Magari questo non ha rilevanza penale ma certamente ha una rilevanza politica”