Il precedente ad Oppido Mamertino, in Calabria, poco meno di un mese fa. Ma clamore mediatico a parte, la ‘presenza’ della criminalità nelle feste religiose del Sud Italia è fatto risaputo. Come documenta Repubblica Palermo, è accaduto ancora domenica, in occasione della processione della Madonna del Carmine, a Palermo, nel quartiere Ballarò, sino a due anni fa roccaforte del boss mafioso Alessandro D’Ambrogio.
L’uomo è al 41 bis nel carcere di Novara ma il suo quartiere continua a rendergli onore.
Così, durante la processione, la vara della Madonna – tra i portatori sino a due anni fa c’era anche D’Ambrogio – si è ferma davanti all’agenzia di pompe funebri della sua famiglia, in via Ponticello.
La banda suona, un membro della confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo urla “Fermatevi”: la processione si ferma per quasi cinque minuti davanti il negozio, dove ci sono i fratelli del superboss: Franco, Iano e Gaetano, mai indagati per mafia.
Eppure, le indagini che portarono all’arresto di Alessandro D’Ambrogio, rivelarono che l’agenzia di pompe funebri era la sede organizzativa dei traffici criminali, estorsioni a tappeto e un giro di droga milionario.
Il quartiere di Ballarò non mai dimenticato Alessandro D’Ambrogio e quella sosta anomala ne è la dimostrazione. I fratelli D’Ambrogio chiedono di avvicinare alla statua due bambini della famiglia, un confrate li prende in braccio ed esegue, poi li fa scendere dalla vara.
Grande imbarazzo da parte di frà Vincenzo, rettore della chiesa del Carmine Maggiore. “Anche quest’anno è accaduto – dice a Repubblica – . Io ero avanti, su via Maqueda, stavo recitando il santo rosario. A un certo punto mi sono ritrovato solo. Ho capito, sono tornato indietro di corsa, e ho visto la statua della madonna ferma. Qualcuno stava passando un bambino ai confrati, per fargli baciare la Vergine. Cosa dovevo fare? Era pur sempre un atto di devozione quello. Qualche attimo dopo, la campanella è suonata e la processione è andata avanti”.
Ballarò è ancora il regno dei D’Ambrogio. Come conferma frà Vincenzo, alla processione di domenica era presente anche un ispettore inviato dalla Curia, che ha chiesto gli elenchi dei componenti delle confraternite dopo l’arresto, avvenuto ad aprile, del superiore della confraternita delle Anime Sante, Stefano Comandè, che insieme ai suoi affiliati stata organizzando una faida mafiosa alla Zisa.
La Madonna si inchina davanti al covo del boss: soltanto l’ultima delle immagini poco edificanti che Palermo offre di sè.