Entro il 30 settembre il Comune di Palermo dovrà effettuare la bonifica di una parte del parco “Ninni Cassarà”, sequestrato ad aprile per la presenza di rifiuti speciali e sostanze pericolose, tra le quali anche amianto, così da renderlo nuovamente fruibile al pubblico.
L’area cui l’amministrazione avrà accesso per la bonifica e lo smaltimento dei rifiuti è estesa circa 15 ettari ma l’intero polmone verde resta sotto sequestro. A comunicarlo è stato il procuratore aggiunto Dino Petralia durante un incontro con i giornalisti presso la Procura della Repubblica.
Sulle responsabilità dell’inquinamento, invece, vige ancora il segreto istruttorio. Gli inquirenti hanno suddiviso i 28 ettari del parco in tre distinte aree in base a pericolosita’ e livelli di inquinamento: una zona “verde”, estesa 15 ettari, che è quella accessibile al Comune per le operazioni di bonifica, una “rossa”, che rappresenta “una bomba ecologica pronta a scoppiare, con un alto potenziale di rischio”, secondo la definizione del magistrato, e una “gialla” intermedia fra le altre due.
Nella zona verde è stata rilevata una quantità di elementi inquinanti che supera i limiti di legge, perfino rispetto alle aree commerciali e industriali. Sono presenti metalli pesanti, zinco, rame, piombo, fibre di amianto, tetracloro etilene (una sostanza alogena che si trova nei solventi, negli svernicianti o a uso industriale).
Nella zona rossa la situazione è più grave con la presenza di rifiuti speciali e pericolosi: sabbie vulcaniche da operazioni di sverniciatura, copertoni, materiali elettrici, plastica, inerti da demolizione edile.
“In questa zona verificheremo la presenza dei rifiuti speciali sia in profondità sia in estensione – ha precisato Petralia -, in particolare nelle falde acquifere”. La zona gialla si trova a metà strada tra quella verde e quella rossa: non e’ inquinata come quest’ultima ma risente della sua contiguità.
Non preoccupa, invece, la condizione del soprasuolo: i controlli sull’aria hanno accertato che gli elementi inquinanti sono presenti nei limiti consentiti dalle tabelle normative. Le analisi sono state effettuate nei punti più sensibili dei 28 ettari di parco: abitazioni, pista di pattinaggio, area giochi, anfiteatro, campo di bocce, boschetto, sedi dell’università.
Per quanto riguarda nello specifico l’amianto, il pericoloso materiale è stato scaricato in più punti del parco ma la dispersione nell’aria, anche in questo caso, rientra nei limiti consentiti.
“Oggi stesso – ha spiegato Petralia – comunicheremo al Comune che entro il 30 settembre, termine più che ragionevole, potrà procedere alla distinzione e allo smaltimento dei rifiuti della zona verde, premessa necessaria per la riapertura al pubblico solo di quest’area. Si tratta di un provvedimento di accesso. Il Comune, che ha già dato la sua disponibilità, dovrà comunicarci il piano di bonifica, che dovrà essere coerente, ovviamente, con i nostri accertamenti. Tutto questo, invece, non sarà possibile per la zona rossa. Bisognerà trivellare per decine di metri per verificare se questo pesante inquinamento ha investito anche le falde acquifere. Lo stesso Comune sara’ interdetto nella zona rossa”.
“Il diritto alla salubrità dell’ambiente è primario – ha sottolineato il procuratore -. Il nostro compito è quello di verificare se è stato omesso un controllo o, ancora più grave, se l’inquinamento era noto o addirittura è stato fatto deliberatamente. La Procura è certamente rammaricata per aver sottratto all’uso pubblico il parco ma i controlli effettuati ci hanno messo nelle condizioni di effettuare questa sottrazione. Gli accertamenti per le indagini preliminari andranno avanti per altri sei mesi – ha concluso Petralia -, eventualmente prorogabili per altri sei mesi più sei”.