“Vorremmo che la Sicilia prendesse il volo definendola per fatti e non per parole, una Sicilia in alta qualità”. È questo il punto di partenza da cui prende spunto SICILIAHD, un progetto nato per valorizzare e promuovere il bello della Sicilia attraverso quattro appuntamenti televisivi inseriti nell’ambito di Univercittà, l’evento organizzato dall’Università degli Studi di Palermo, nel contesto del Palazzo Steri.
L’impegno che si intende portare avanti, grazie anche alla collaborazione con Si.Lab, Laboratorio per lo Sviluppo regionale e locale, e con l’Università degli Studi di Palermo è quello di dibattere sugli argomenti che più stanno a cuore all’intera collettività e con il fine di lanciare proposte attive alla società civile e di stimolare la politica affinché la Sicilia possa riprendere una serena e proficua azione produttiva in tutti i settori.
Giovedì scorso ha preso il via il ciclo di talk di SICILIAHD con la prima puntata dal titolo Turismo e Beni culturali. Moderatore e conduttore il giornalista palermitano Francesco Panasci. Hanno partecipato e contribuito il Prof. Maurizio Carta, Professore ordinario di Urbanistica e pianificazione territoriale dell’Università di Palermo, il Prof. Salvatore Tomaselli, Associato Economia Aziendale nell’Università di Palermo, Francesco Paolo Santoro, operatore culturale, Fabrizio Ferrandelli, deputato Pd all’Assemblea Regionale Siciliana, Prof. Girolamo Cusimano, Professore ordinario di Geografia e presidente della Scuola delle Scienze umane e del patrimonio culturale, Toti Piscopo,Presidente Turismo di Confindustria Palermo, Salvatore Scalisi, Federalberghi, Antonio Grasso, Capo Gabinetto Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Francesco Ferla, architetto e fotografo.
L’incontro – dibattito ha preso subito forma trattando i temi più delicati legati alle tante problematiche che vive il mondo del turismo e dei beni culturali.
Il prof Carta nel suo intervento fa emergere come è poco produttiva la Sicilia: “Su beni culturali e turismo si sono scritte e dette molte parole. Ma c’è bisogno di lavoro, di ricerche, di elementi concreti. Abbiamo bisogno di ripartire come fanno nel resto del mondo: o dimostriamo che noi siamo migliori, ma con i fatti concreti, o altrimenti può essere utile capire come fanno gli altri. Nel resto del mondo – prosegue Carta – il rapporto tra beni culturali e turismo in termini di valore aggiunto e di sviluppo produce un fattore moltiplicativo che triplica qualsiasi investimento. Significa che per ogni euro messo sulla filiera dei beni culturali e del turismo se ne producono altri tre: uno compensa l’investimento, il secondo serve a pagare i costi di gestione di cui spesso dimentichiamo l’esistenza, il terzo serve a pagare il welfare, la scuola, la manutenzione degli edifici, le strade, l’assistenza agli anziani … Abbiamo bisogno di produrlo questo moltiplicatore. A ogni euro investito nei beni culturali e nel turismo la Sicilia produce 80 centesimi. Non siamo in grado nemmeno di compensare i costi”.
Antonio Grasso si sofferma invece sulle emergenze della nostra isola: “In passato si è pensato alle infrastrutture ma non alla gestione del bene. Oggi dobbiamo puntare su quest’ultima perché è quella che attrae i turisti. Da una parte si dice che la Regione ha 18 mila dipendenti e poi si scopre che vengono a mancare i custodi dei musei ad esempio. Noi abbiamo cercato di risolvere a questo problema utilizzando i Pip”.
Secondo il deputato regioanale Pd Fabrizio Ferrandelli i “beni culturali vengono vissuti come fonte di spesa piuttosto che come azioni che producano all’interno del territorio. Alla Regione noi stiamo assistendo a uno spettacolo drammatico, come quello della Tabella H”. Ferrandelli ricorda poi l’emendamento presentato alla Finanziaria regionale per il recepimento in Sicilia della legge Veltroni, la n. 534 dell’ottobre 1996, che regola, attraverso alcuni criteri oggettivi, l’erogazione di contributi a tutte quelle istituzioni culturali di cui è accertato il rilevante valore culturale. L’emendamento prevede un fondo di 3 milioni di euro e un quarto delle risorse disponibili saranno stabilite annualmente con legge di bilancio.
Salvatore Scalisi nel suo intervento lancia una proposta alla Regione, che “dovrebbe lasciare ai privati la possibilità di fare impresa e ai giovani di lavorare. Il sistema è cambiato: bisogna affrontare con coraggio una realtà facendo un passo indietro. Bisogna fermarsi un attimo per invertire il paradigma e ragionare sulle cose che possiamo lasciare”.
Toti Piscopo invece pone l’attenzione su un nuovo modello di organizzazione, “in Sicilia sufficientemente obsoleto. Abbiamo bisogno di un progetto di straordinaria normalità del turista che altro non è quello del cittadino normale”.
Secondo il prof Cusimano bisogna parlare di offerta e domanda: “Il trend di aumento dell’offerta non corrisponde a un trend di aumento della domanda. I numeri del turismo siciliano sono statici. Talvolta crescono poco, talvolta diminuiscono. Da questo punto di vista la Sicilia è piuttosto conservatrice. Io lancio una proposta: i nostri beni culturali non sono costruiti nella materia giusta come prodotti turistici, non sono innovativi”.
Per il prof. Tomaselli le emergenze sono tre: “il mantenimento del nostro patrimonio, il tasso di disoccupazione giovanile, e la ricostituzione di un tessuto imprenditoriale, che nella nostra Regione è fortemente penalizzato. Queste tre cose messe insieme possono essere un modello di ispirazione per i beni culturali? Sarebbe possibile una diffusa imprenditorialità? Lanciamo gare di idee!”
Francesco Paolo Santoro, nel rapporto tra privato e beni culturali, sostiene che “il privato purtroppo continuerà ad avere vita molto difficile perché naturalmente non potrà mai interagire in quanto outsider, ma continuerò a sperare che questo possa avvenire”.
Infine Francesco Ferla fa un paragone con l’Inghilterra, il paese in cui vive: “la comunicazione viene prima di qualsiasi investimento. Invece di restaurare l’edificio loro individuano in maniera molto cinica un’area e su quella bombardano di network ed è quella che conterà nello spostamento di soldi”.