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Mafia, ecco il tesoro di Ciancimino Trovato in Romania, 4 arresti

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Un tesoro troppo grande per essere identificato interamente, troppo vasto per essere nascosto e perfino per essere consegnato. Il lascito di Don Vito Ciancimino, l’ex sindaco mafioso di Palermo, stava per essere riciclato in Romania.

Questa mattina militari del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente hanno arrestato 4 persone ritenute responsabili di aver cercato di nascondere proprio una parte del “‘tesoro di Ciancimino”.

Per tutti l’accusa mossa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma è di aver tentato di riciclare capitali riconducibili agli eredi di Ciancimino tramite la vendita di una società romena.

Si tratta di Sergio Pileri, imprenditore originario di Rieti e residente in Romania; Victor Dombrovschi, di cittadinanza romena; Raffaele Valente, imprenditore originario di Termoli residente in Montenegro e dell’ingegnere di Pistoia residente a Milano Romano Tronci.

Tronci, unico dei quattro inviato ai domiciliari, è una vecchia conoscenza della magistratura e non è la prima volta che viene sorpreso perché affaccendato in simili attività.

I carabinieri stavano indagando non sulla mafia siciliana ma sugli appalti legati alla ricostruzione della città de L’Aquila quando si sono imbattuti nella società riconducibile a Vito Ciancimino ed ai suoi eredi.

Per tutti l’accusa mossa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma è di aver tentato di riciclare capitali riconducibili al tesoro accumulato in vita da Vito Ciancimino tramite la vendita della società romena Ecorec.

Le indagini sono state lunghe e difficili ed hanno coinvolto, in Italia, sei diverse regioni: Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Liguria e Molise. Fondamentale la collaborazione con gli investigatori romeni gestita attraverso l’interpol per riscontrare ogni singolo passaggio di beni e denaro.

Il blitz è scattato contemporaneamente in Italia ed in Romania dove, a Bucarest, i carabinieri hanno operato insieme alla polizia locale.

“Gli arresti di oggi, si legge in una nota dei carabinieri, rappresentano il risultato di una complessa indagine, avviata dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila nel 2010 quando erano emersi alcuni dei nomi degli imprenditori arrestati oggi tra i soggetti che, in
vario modo, erano risultati come interessati all’esecuzione di lavori edili durante la prima fase del post-sisma del 2009 in
Abruzzo”.

L’inchiesta apre, inoltre, un nuovo spaccato di collaborazioni criminali. “Gli investigatori del Noe (Nucleo Operativo ecologico) di Pescara, infatti, stavano indagando sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella ricostruzione della città di L’Aquila e degli altri comuni colpiti dal terremoto ed avevano individuato alcuni imprenditori che erano stati avvicinati per effettuare investimenti in Romania. lavorando su questi investimenti i carabinieri si imbattevano nel riciclaggio dei beni mafiosi di Don Vito Ciancimino.

L’inchiesta continua alla ricerca di altri “pezzi” del patrimonio di Don Vito Ciancimino e di altre complicità e coperture anche di natura mediatica.


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