Sta rispondendo collegato in videoconferenza alle domande dei pm Francesco Del Bene e Vittorio Teresi. Con l’interrogatorio del pentito Mario Santo Di Matteo, riprende oggi nel carcere Ucciardone di Palermo il processo sulla trattativa Stato-Mafia.
“Fu Salvatore Riina, capo indiscusso della commissione, a decidere l’omicidio di Ignazio Salvo e dell’eurodeputato Salvo Lima. Riina decise di farli fuori dopo che la Corte di Cassazione confermò le condanne del maxiprocesso”, ha detto il collaboratore di giustizia.
Di Matteo ha poi raccontato: “Tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, Giovanni Brusca si incontrò con Giuseppe Graviano diverse volte a casa mia. Inoltre, una volta venne Antonino Gioè a prendersi dei telecomandi. Mi disse che gli aveva detto Brusca di venire”.
L’ex mafioso di Altofonte è il padre del piccolo Giuseppe Di Matteo, rapito nel novembre 1993 e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996 su ordine di Giovanni Brusca, per tentare di fermare la collaborazione del pentito con la giustizia.
“Questo bambino, mio figlio, lo devi pagare fino all’ultimo giorno. Hai capito?“, ha detto durante la deposizione Di Matteo riferendosi a Giovanni Brusca, imputato nel processo e condannato come mandante dell’omicidio del figlio di Santino. “Cosa nostra ha sbagliato tante volte – ha spiegato -. Anche noi capivamo che la strage di Capaci era sbagliata. Sono morte un sacco di persone innocenti. Ci ha rovinato a tutti questa decisione. Se Riina ce l’aveva con Falcone perché non uccideva solo lui. Si è messo contro tutto lo Stato. Per me questi non sono atti mafiosi, ma sono atti terroristici. Sono stati uccisi bambini, donne incinte”.
Nell’ambito del processo Borsellino Quater, il pentito Di Matteo aveva ribadito di aver preso parte alla strage di Capaci e di aver fornito ai fratelli Graviano i telecomandi utilizzati per far saltare in aria l’autobomba che uccise a Palermo il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.
Con l’interrogatorio del pentito Mario Santo Di Matteo e’ ripreso oggi nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo il processo per la trattativa Stato-mafia. Il collaboratore di giustizia, ex mafioso di Altofonte, e’ il padre del piccolo Giuseppe Di Matteo rapito, ucciso e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996. Il figlio del pentito fu rapito su ordine di Giovanni Brusca il 23 novembre 1993, quando aveva dodici anni per indurre il padre a non collaborare con la giustizia. Il collaboratore di giustizia, collegato in videoconferneza, sta rispondendo alle domande dei Pm Francesco Del Bene e Vittorio Teresi.