Era stata già arrestata nel luglio del 2012 nel corso dell‘operazione “Moonlight” che portò in cella la banda di rapinatori che per mesi aveva imperversato nel territorio madonita. Adesso per Giulietta Battaglia, estetista a domicilio 45enne, è arrivata la condanna definitiva: dovrà scontare un residuo di pena pari ad un anno, 11 mesi e 16 giorni.
Sarebbe stata lei a spianare la strada ai suoi complici, rapinatori che non si sarebbero fermati davanti a nulla, al punto da ridurre in fin di vita un’anziana che aveva tentato di difendersi in casa sua, la titolare di un negozio di frutta e verdura della zona.
Il 17 luglio del 2012, dopo una lunga attività d’indagine condotta con metodi tradizionali, fu assicurata alla giustizia una banda che stava terrorizzando diversi residenti del territorio madonita compreso tra Cefalù e Castelbuono, rubando preziosi e oro dalle loro ville.
L’arresto di ben sette componenti (e la denuncia a piede libero di due ricettatori palermitani) della gang si era reso necessario anche in seguito al rinvenimento all’interno di una loro proprietà di un mini arsenale, circostanza che lasciava ipotizzare un salto di qualità della banda, pronta ad usare verosimilmente le armi contro chiunque si fosse opposto alla sua “sete di denaro e guadagno facile”.
La Battaglia, compagna di una delle “menti” del gruppo, Alfio Samuele Zingali, grazie al suo lavoro di estetista a domicilio “studiava” gli impianti di allarme, gli accessi e le abitudini delle clienti facoltose presso le cui residenze si recava, così da rendere più agevole l’operato del compagno e dei suoi complici che, al chiaro di luna (da qui il nome dato all’operazione), irrompevano al loro interno razziando tutto ciò che di prezioso trovavano sulla loro strada.
L’estetista aveva coinvolto nelle razzie e nei raid punitivi della banda anche uno dei suoi due figli, Eduardo Di Gangi, appassionato di auto e moto, nonché due volte campione italiano di Kart 100 che grazie a quanto ricavato dai furti alimentava la sua passione per i motori e le corse.
Nel marzo dello scorso anno era stato già condannato definitivamente a due anni e diciotto giorni di reclusione il compagno. L’uomo che aveva utilizzato il suo negozio di ricambi per auto e moto di Castelbuono, la “Sel Autoricambi”, come base operativa dei colpi pianificati – anche con scadenza giornaliera – dalla banda.