“Il porto di Palermo si è reso non più disponibile per lo smantellamento del relitto della Costa Concordia. Allo stato c’è una soluzione italiana e una turca”. Con queste parole del capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, in audizione alla Commissione Ambiente della Camera sulla rimozione del relitto della Costa dall’Isola del Giglio, sembra tramontare definitivamente l’ipotesi dell’approdo della nave ai cantieri navali del capoluogo siciliano, che invece sembrava in pole position (GUARDA IL VIDEO).
Sarebbe stato proprio l’ente porto di Palermo a tirarsi fuori dalla gara. Una decisione che lascia di sorpresa dato che, negli ultimi mesi, istituzioni, in particolare il sindaco Orlando, associazioni di categoria e parti sociali e la stessa Fincantieri si erano spesi per sostenere la candidatura di Palermo, dipingendola come soluzione ideale per la demolizione della nave da crociere.
Secondo quanto ha riferito il capo della protezione civile a Montecitorio, la Turchia ha presentato l’offerta più conveniente: “40 milioni di dollari”, a fronte di una richiesta di 200 milioni, “fuori mercato” da parte di Civitavecchia.
“Nel mezzo ci sono le soluzioni Piombino e Genova – ha aggiunto Gabrielli – rimangono Civitavecchia, che ha presentato un’offerta fuori mercato, ha proposto una cifra esorbitante: la soluzione turca implica un’esborso per l’azienda di 40 milioni di dollari, quella di Civitavecchia 200 milioni. Nel mezzo ci sono le soluzioni di Piombino e Genova. Il problema di Piombino e’ che non ha il bacino”.
La soluzione turca presuppone l’utilizzo del vanguard, quella italiana del traino: “Noi – ha detto Gabrielli – ci aspettiamo non solo l’indicazione di una soluzione ma una corposa documentazione che illustri i rischi e le problematiche legate a ciascuna delle due soluzioni”.
Dei 30 porti sondati dalla società londinese che ha selezionato anche i consorzi per il raddrizzamento della nave della Costa 13 hanno presentato offerte, ha spiegato, “quattro sono porti italiani: Piombino, Civitavecchia, Genova e Palermo. Ci sono poi la Turchia, la Gran Bretagna, la Norvegia, l’offerta più bassa è quella Norvegese, non sostenibile per la distanza”.