Anche i servizi segreti lanciano l’allarme sulle minacce ai magistrati, dopo il caso del pubblico ministero Nino Di Matteo, destinatario più volte di minacce dal carcere da parte del boss mafioso Totò Riina.
Negli ultimi 6-7 mesi le indagini hanno evidenziato un aumento delle minacce nei confronti di magistrati impegnati in prima linea contro la mafia e cio’ ha portato ad un aumento delle misure di protezione. E’ emerso nel corso dell’audizione o il direttore dell’Aisi, Arturo Esposito, al Copasir, la commissione parlamentare di controllo sull’operato dei servizi segreti.
Al magistrato, vittima di ripetute minacce anonime e delle violente intimidazioni del boss Totò Riina, è stato infatti sconsigliato, per motivi di sicurezza, di partecipare al dibattimento a Milano, dove avrebbe dovuto interrogare Giovanni Brusca. Di Matteo pochi giorni prima a causa era stato il bersaglio di altre esternazioni minacciose del boss, e quindi doveva essere trasferito per motivi di sicurezza in una località segreta.
“Sono segnali – ha commentato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, al termine dell’audizione – che fanno preoccupare per l’incolumita’ fisica dei magistrati e per questo e’ stato disposto un incremento dei dispositivi di protezione. La mafia attuale – ha aggiunto – non e’ quella del ’92, ma ci sono elementi che aspirano a tornare a quel clima”. Anche il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, ha rilevato che “forse oggi la mafia non e’ in grado di fare grandi attentati come nella stagione delle stragi, ma non si deve dare nulla per scontato. Del resto – ha aggiunto – quando a Palermo si parla di blindati Lince e jammer (dispositivi che neutralizzano congegni usati per azionare esplosivi) e’ chiaro quale e’ il livello del pericolo”.