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Palermo, medici e sindacati contro la gestione di Matteo Tutino

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Una campagna mediatica che ha danneggiato la sua professione e il suo nome. Fino alla conseguenza di essere stato sospeso per sei mesi dal suo incarico di medico del reparto di chirurgia plastica di Villa Sofia.

Sospensione decisa dalla direzione dell’azienda dopo che Giovanna Mesia, pensionata di 68 anni, era deceduta nel reparto di Rianimazione dopo che i medici avevano tentato di ricostruirle la parte della gamba dove un mese e mezzo fa le era stata asportata una piaga da decubito.

Accuse che Francesco Mazzola respinge. “Dopo venti anni di lavoro l’accostamento del mio nome alla vicenda di cronaca ha però avuto immediate conseguenze, concretizzatesi nel procedimento disciplinare al quale il sottoscritto è stato sottoposto, dove le contestazioni avanzate prendono le mosse proprio dalle “notizie di stampa di cui l’Azienda Ospedaliera è venuta a conoscenza – dice Mazzola - Questa campagna mediatica coincide con il periodo successivo al mese di aprile del 2013, quando il sottoscritto si è recato presso gli uffici della Procura della Repubblica per denunciare gravi e continue irregolarità cliniche ed amministrative, nel merito delle quali non posso entrare a causa del riserbo degli inquirenti, le cui indagini sono tuttora in corso. Per il resto i miei comportamenti sono sempre stati improntati alla massima lealtà nei confronti della struttura per la quale opero da oltre 20 anni”. I sindacati puntano il dito sulla gestione nel reparto di chirurgia plastica diretto da Matteo Tutino.

(GUARDA LE INTERVISTE)

“Di fronte alle vicende che si sono andate manifestando nel corso degli ultimi mesi, è stata costretta ad assumere comportamenti fermi e determinati per quanto, come sempre, improntanti al rispetto degli interlocutori e delle controparti – dice Giuseppe Bonsignore segretario Provinciale del coordinamento italiano medici ospedalieri (Cimo) – Non ha purtroppo ricevuto in cambio lo stesso tipo di riguardo.

Già nel mese di Luglio 2013 fu inviata una nota al Commissario Straordinario e all’Assessore Regionale della Salute Lucia Borsellino, quando di fronte all’ennesimo proclama mediatico e al cospetto di quello che la CIMO definì “un concentrato di notizie false e fuorvianti” fu chiesto con decisione di “fermare la macchina del fango a Villa Sofia”, manifestando inquietudine e turbamento per una serie di notizie che etichettavano un intero ambiente ospedaliero come “regno del malaffare” e dove l’Ospedale veniva rappresentato come un “centro di estetica” e una specie di “covo di banditi” dove l’illegalità regnava sovrana”. Già allora spiegano i sindacati il grido di allarme rimase purtroppo inascoltato.

“Anzi l’escalation di mistificazione mediatica è proseguita mese dopo mese, giorno dopo giorno, venendo a determinare in tutto l’Ospedale un clima di disagio e un malessere profondo che inevitabilmente si riflette nella quotidiana attività con gravi ripercussioni anche sulle attività assistenziali – aggiunge Bonsignore – Al momento della nomina a Direttore di UOC di Chirurgia Plastica del Dottor Matteo Tutino, la CIMO si limitò ad esprimere alcune perplessità che riguardavano unicamente i tempi e i modi, certamente non fu messa in discussione la sostanza della decisione.

Ciò che è accaduto in seguito ha reso evidente che si era nel giusto anche allora, se è vero come è vero che a quella nomina hanno fatto seguito ricorsi giudicati ammissibili dal Tar che si esprimerà nel merito tra pochi mesi ed anche in considerazione del crescendo di accuse e dei nuovi rivoli di fango mediatico che sono continuati a cadere sull’Ospedale”.

Dall’azienda Cervello Villa Sofia fanno sapere che “Francesco Mazzola è stato sospeso esclusivamente in quanto ha prestato la sua opera professionale a domicilio di una paziente. Da sue dichiarazione di stampa dichiarandosi responsabile di avere avuto un onorario di 200 di cui all’interno dell’azienda non esiste traccia. Per quanto riguarda i presunti mancati introiti nei ricoveri sono da fatturazione corretta e a fronte di una emissione di schede di dimissioni ospedaliera che risultano non corrette per eccesso su cui sta indagando la procura”. 


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