Gli aspetti tecnici e giuridici del traffico internazionale di stupefacenti, le nuove tecniche di investigazione, il riciclaggio di capitali sporchi. In tempi di crisi economica le mafie si riorganizzano puntando sulla droga per fare profitti. Di “Politiche di sicurezza e strumenti di contrasto alle organizzazioni mafiose in tema di traffico di stupefacenti” si è discusso alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo in occasione del dibattito conclusivo di Ifo (Illegal flow observation), il progetto di alta formazione promosso dalla Fondazione Rocco Chinnici insieme alle Università di Palermo e Salamanca, a cura del dipartimento di Scienze giuridiche, della società e dello sport dell’ateneo siciliano.
A partecipare un centinaio di rappresentanti delle forze dell’ordine e giuristi siciliani e spagnoli.
Il progetto, ha affiancato alla fase formativa, strutturata in 40 ore, quella di ricerca. “Abbiamo cercato – spiega il professore Antonio La Spina, accademico alla Luiss di Roma e coordinatore scientifico di Ifo – di capire quali fossero i bisogni informativi di carabinieri, polizia, guardia di finanza e agenti penitenziari. Insomma, cosa servisse loro sapere per svolgere più agevolmente il loro lavoro e potenziare così la prevenzione del narcotraffico”.
La cooperazione tra forze di polizia e magistratura di diversi Paesi potrà contribuire a smantellare quante più reti criminali possibili, insieme ad una necessaria revisione dei reati legati alla droga.
Lo puntualizza il questore di Palermo, Nicola Zito: “La Sicilia è una base operativa importante – conferma – per il narcotraffico, ed i legami con le associazioni criminali dei Paesi del Sud America si sono fatti sempre più intensi. E’ stato fatto molto ma bisogna ancora intervenire sulle leggi relative a questo tipo di reati, in modo che chiunque sia coinvolto in queste organizzazioni, a qualunque titolo, venga arrestato“.
Il questore sottolinea poi, la fortissima azione di contrasto al narcotraffico della società civile.
“Nelle scuole se ne parla sempre di più – dichiara – e il loro ruolo è fondamentale. E poi ci sono tantissime associazioni, laiche come religiose, impegnate contro la droga. E’ un segnale davvero incoraggiante”.